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Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/91

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vincenzo monti 81

E vile in tutti immenso amor di Stato,
E d’offesa ognor lega e di difesa
Co’ tiranni e col ricco scellerato,

e le indispensabili bestemmie al rapace audacissimo Ildebrando. Poi

Oh crudeli di Spagna e di Lisbona
     Orrendi roghi! e voi di stragi rosse
     Contrade di Bezierre e Carcassona,
E tu, molle di sangue, onde allagosse
     Già Francia tutta, allor che ferro infido
     Il sen del giusto Colignì percosse;
Ululate, ruggite, in ogni lido
     Agitate le tombe, sollevate
     Per l’universo di vendetta il grido.

Con pari iracondia maledice all’Inghilterra, e vuol che l’onde spumanti di sangue le s’avventino, e tremuoti e tenebre1, e ne predice imminente la ruina.

Nella Superstizione, dipinta questa colla scolastica enumerazione di parti, vien a narrare come sgomentato egli ne vivesse

                                        al Tebro in riva
Quando per gli occhi di Maria s’udiva
     Roma di sacri gemiti feroci
     Sonar gridando orribilmente evviva,
E brune per le strade orrende croci
     Procedean fra il pallore e ’l fragor mesto
     Di meste faci e di tartaree voci,
Tal ch’Argo e Tebe non mirâr di questo
     Più rio portento quando la vendetta
     Del parricidio accadde e dell’incesto.

  1. Ti privi irato il Sol di sua feconda
    Luce.

    Ci ricorda il sonetto suo:

    Luce ti nieghi il Sol, erba la terra,
         Malvagia che dall’alga e dallo scoglio
         Per la via dei ladron salisti al soglio,
         E con l’arme di Giuda esci alla guerra.

    Quel canto principalmente è un centone di altre composizioni del poeta.