Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/328

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306 illustri italiani

rali declamatori: eppure gli storici più savj non solo scusano ma lodano quest’atto di Buonaparte; e fino un suo pertinace avversario, la baronessa Stäel, già allora esclamava: — La nazione era giunta a quella crisi politica ove non credesi trovar riposo che nel governo d’un solo. Così Cromwell governò l’Inghilterra coll’offrire agli uomini compromessi dalla rivoluzione il ricovero del suo dispotismo.... Gli eserciti erano sconfitti in Italia, e scarmigliati per colpe dell’amministrazione: i Giacobini cominciavano a ricomparire: il Direttorio mancava di considerazione e di forza.... La paura destata dai Giacobini servì potentemente il Buonaparte. La loro apparizione non era che quella d’uno spettro, che viene a smuovere le ceneri; ma bastava per ridestare l’odio che ispiravano, e la nazione si precipitò nelle braccia di Buonaparte fuggendo un fantasma»1.

Difatti era il caso di dire come Montesquieu di Cesare: Se Buonaparte avesse pensato come i patrioti, un altro avrebbe pensato come Buonaparte. I popoli non cercano l’estetica in fatto di governo: e quando un rimedio è necessario l’adottano, anche conoscendolo cattivo. Ora la dittatura è appunto il rimedio necessario quando il disordine è al colmo, quando le assemblee politiche usurparono i diritti sovrani. Il primo console avea per missione di sostituire l’ordine allo scompiglio, di calmare le menti frenetiche, di fortificar la legge contro l’anarchia. Per farlo doveva essere imparziale; far la causa pubblica, non la propria. Egli al contrario operò per sè.

Già d’allora l’insensata furia con cui la nazione lanciavasi verso l’oppressor suo futuro addolorava i sensati, e un membro del Governo esclamava nell’amarezza del suo cuore: — Ecco dunque ove riesce questa rivoluzione, cominciata con uno slancio quasi universale di patriotismo e amore della libertà! Che? tanto sangue versato sui campi, tanto sui patiboli, tanti sacrifizj di quanto l’uomo ha di più caro, non saranno riusciti che a farci cangiar di padrone, sostituire una famiglia dieci anni fa sconosciuta e appena francese, a quella che da dieci secoli regnava! La condizione nostra è dunque sì miserabile da non aver altro rifugio che il dispotismo? da esser obbligati, per rimuovere i mali onde siam minacciati, ad accordare al Buonaparte tutto senza domandarne nulla.... senza che qualche nuova istituzione almeno supplisca quelle che altre volte faceano

  1. Considerations sur la révolution francaise. Parte III e IV.