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160 nelle acque profonde


tatto solamente con un punto della strada. Allora, come Weil afferma, gli eventi non si succedono; noi semplicemente andiamo attraverso ad essi. O, come ha detto Platone, ventitrè secoli fa, nel Timeo:

«Il passato e il futuro sono specie create di tempo che noi inconsciamente ma erroneamente trasferiamo in essenza eterna. Noi diciamo «era» «è» «sarà» ma la verità è che soltanto «è» può essere propriamente usato».

In questo caso, le nostre coscienze somigliano ad una mosca impigliata in una granata che si fa passare sulla superficie d’un quadro; l’intera pittura è qui, ma la mosca può soltanto avere esperienza, per un istante, di quello con cui essa è in immediato contatto; sebbene si possa ricordare un pezzo della pittura dietro di lei, e si possa sempre illudere immaginando di aiutare essa a dipingere quelle parti del quadro che le stanno davanti.

O ancora, può essere che la nostra coscienza sia da paragonare alla sensazione che può essere nel dito del pittore mentre va avanti col pennello sulla pittura non ancora finita. Se è così, l’impressione d’avere un’influenza sulle parti del quadro ancora da venire diventa qualche cosa di più d’una pura illusione. Al presente la scienza ci dice ben poco del modo come la nostra coscienza prende conoscenza della pittura; essa si riferisce principalmente alla natura della pittura.