Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/123

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la ricchezza dei poveri. 109

ci nasce il desiderio di saperlo dedicato a quei poveri tisici condannati a languire e a spegnersi in quel l’orrenda grotta, in quel luogo di dolore che si chiama l’Ospedale degl’Incurabili. Oggi invece serve di ricovero a oblate, a vecchi, a vecchie, a donzelle e a fanciulle.

È vero che l’energico direttore cavaliere Pietro Pezzullo, la cui Relazione sul riordinamento delle Opere pie merita di esser consultata da tutti i riformatori, conseguente al proprio convincimento della necessità che cessi l’Oblatismo, fece quanto per lui si poteva per la segregazione «di tutti gli elementi vecchi destinati a perire, e che costituiscono l’anacronismo dell’epoca presente, da quelli giovani e capaci di essere menati in una vita più conforme alla civiltà dei tempi.»

Egli contino le oblate all’ultimo piano, forse per facilitar loro la contemplazione dei cieli, e intanto separare le giovani generazioni dal loro deleterio contatto. — Abolì i luridi dormitorii, e costrinse i vecchi, ancor abili al lavoro, a pulirsi alquanto e tenere nette le stanze, in cui non ci son più di due letti; obbligo ognuno che avea un mestiere di esercitarlo a pro dell’Ospizio. Difatti la bella gradinata nuova, i ristauri ed i lavori necessarii per separare le ragazze di differente età, sono fatti con poca spesa dagli ospiti. — Nè troviamo a ridire contro quel bizzarro costume delle associazioni funebri. È un gusto come un altro, volersi seguito alla tomba da vecchi decrepiti pagati un tanto a testa secondo che eglino portano o no la bandiera. Non è più assurdo che il costume inglese di fare