Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/273

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ancora dei rimedii. 259

rio, e precisamente qui si vede l’indole docile, l’intelligenza svegliata, la volontà di lavorare del fanciullo napoletano. Io mi meravigliai nel vedere il lavoro fatto da piccoli fabbri-ferrai, e ottonai, e fabbricanti di organi, ed a sentire la banda musicale, e notai che l’abbrutimento, il vizio, la paura e la sfacciataggine che si vedevano sulle fisonomie dei ragazzi nelle Carceri giudiziarie, erano già scomparsi. Osservando le infrazioni disciplinari, non vi si legge un sol «rifiuto al lavoro,» non un sol «tentativo di fuga.» Si può avere la speranza che molti di questi, uscendo, diverranno cittadini onesti e laboriosi padri di famiglia.

Ma intanto per necessità rinchiusi, la loro salute non ne guadagna. Quegli esseri, già indeboliti dal cattivo e insufficiente cibo, dall’aria infetta e dalle malattie ereditarie, che il vizio e la miseria trasmettono di generazione in generazione, abbisognano di molo, di luce, di sole, di aria viva. E poi uscendo ameranno; e alla donna che domanderanno in sposa, dovranno dire: «Bada che fui reo e ho passato la mia gioventù in una Casa di custodia.»

E poi — sono già costati all’Erario una somma enorme. Su i 20 e più milioni che il sistema carcerario costa allo Stato, i minorenni figurano per almeno tre milioni.

L’impedire, il prevenire il male, reputasi certamente più savio che il rimediarvi, quando per negligenza esso è già avvenuto. E qui, intanto che il Ministro dell’Interno prende i provvedimenti per l’avvenire, mandando uomini atti allo scopo — il Mini-