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Pagina:Jolanda - Dal mio verziere, Cappelli, 1910.djvu/172

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gorgoglio limpido come un trillo di usignolo e un murmure più lontano, cupo, lamentevole... Sembrava un dialogo cantato in una musica indistinta ma carezzevole e soave». Così il Ricci; e questo io pensava scorrendo le liriche e le brevi prose. Due toni: il maggiore e il minore, i sorrisi e i sospiri nell’eloquio ugualmente dolce, iridato, melodioso. Qua e là gli stornelli costellanti il fondo, come fiori.

Allora, coi fiori, mi venne il pensiero della Cordelia primaverile, di voi, signorine, ed ebbi il desiderio di indugiare con voi nel mio giovanile verziere. Prima però debbo avvertirvi che le creazioni che incontreremo non sono sempre le migliori che uscirono dalla penna dei loro autori, ma sempre le più adatte a voi e quelle forse che voi medesime preferireste per conformità di sentimenti e di tinte, come io preferivo. Ancora: non ci troverete novità. Vari di quei componimenti li avrete letti dove li colsi, sulle strenne o sui giornali. Ma aggruppandoli intorno al nome dello scrittore ci daranno un profumo più distinto e più acuto, svelandocene la personalità; poi qualche sfumatura imprevista del pennello divino la troveremo sempre, non dubitate. Volete dunque? Sì? Muoviamo.

I.

Il Fogazzaro, che il felice accenno a una reazione idealista tende ora a mettere di moda, è il genio delle nebulose. Il maggior fascino che emana dalla sua produzione è, a parer mio, quello stesso delle più aggraziate invenzioni della fantasia tedesca, nelle