Pagina:Jolanda - Dal mio verziere, Cappelli, 1910.djvu/218

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Misera gente che la morte oblia,
Martorïati scheletri viventi
Per cui tutta la vita è un’agonìa,

Quante volte, nell’intimo del core,
Al mio stato pensando e ai vostri stenti,
Mi par d’essere un ladro e un impostore!

Sentite ora che umorismo fine e che delicatezza d’ispirazione. Eccola la poesia vera che aiuta a vivere, quella che non può dileguare:


SOPRA IL QUADERNETTO D’UN BIMBO

Ecco i quaderni sporchi dei bambini,
Tutti logori fogli accartocciati,
Chiazze d’inchiostro, calcoli sbagliati,
Buchi, macchie di pappa e burattini;

E nel bel mezzo azzurri cerchiolini
Fatti dal pianto, e scarabocchi ai lati,
E quà e colà foglietti lacerati
Per fare alle pallette coi vicini.

Tale è la vita, o bamboli, in succinto;
Conti sbagliati, lacrime frequenti,
E burattini ad ogni piè sospinto:

E ogni giorno una pagina si strappa,
E sotto ai più magnanimi ardimenti
C’è sempre un po’ la macchia della pappa.

Affrettiamoci. Non v’ha più che qualche sprazzo purpureo di sole occiduo nel mio verziere. Ma quale frescura! Udite: c’è un pò della malinconica stanchezza del Praga e della gentilezza profonda d’Enrico Panzacchi: