Pagina:Jolanda - Dal mio verziere, Cappelli, 1910.djvu/249

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Entro ti palpitano
Le nettunine
Ninfe che avvincolansi
D’aliga il crine
E tutti i zeffiri,
Pel cielo erranti
E tutti i canti
Del pescator.

Dimmi l’oracolo
Di mia fortuna,
Tu della duna
Eco e splendor.
Parla, la vergine
Cupida origlia,
Rosea conchiglia.

L’api che ronzano
Fra gli oleandri
Ne’ tuoi meandri
Odonsi ancor.
Un trillo eolio
In te bisbiglia
Rosea conchiglia.

Parla... e che? turbinano
Sconvolte l’onde!
Crollan.... rigurgitano...
Alte e profonde.
E sull’equorea
Terribil ira
Piomba la diva
Furia del tuon.

Orror profetico!
Rombo bïeco!
Terribil eco!
Ria visïon!
Fuggi! Ho una lagrima
Sulle mie ciglia
Tetra conchiglia!


E ora quelle fra voi che presto calcheranno la piccola orma sulla sabbia di qualche beato cantuccio di spiaggia italiana, non dimentichino di insudiciarsi la punta delle dita per strappare al tepido e bigio umidore delle labbra del mare una delle sue ruvide margherite. E non siano presagi di tempeste il risultato del responso capriccioso, ma sogni di pace nel ronzìo delle pecchie, nell’alitare dei zeffiri, nelle nenie dei pescatori.