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Impressioni di un sogno1

Un sogno in cui non sia che terra e cielo: il cielo cristallino, uguale, soffuso d’un calmo e un po’ freddo sorriso verso la terra; le vette estreme rivolte come braccia adoranti e aspettanti verso il cielo: tutto il pallore e il silenzio e i terrori e la grandiosità selvaggia delle altezze, come in qualche vasta e gentile concezione di Shakespeare. Ecco la scena. E in questo sfondo primordiale un asceta, umile, ardente, pio, che benedice i suoi fratelli invisibili con la rugiada e gli aromi fluttuanti dei rododendri in fiore, e due fanciulle, due purezze assolute, ma l’una come l’acqua, l’altra come la fiamma. Intorno ad essi tutta la vita organica, vegetativa; in essi tutta l’elevazione spontanea del pensiero nella contemplazione mistica dei fenomeni naturali: la rispondenza immediata, come un riflesso, fra le più belle cose create e i sentimenti più casti, tendenti tutti verso l’infinito, tutti nati dallo stesso principio di adorazione. Il visibile e l’invisibile, gli aspetti e le visioni, la realtà e il simbolo insieme fusi ai confini del mondo.

  1. Neera: Nel Sogno. — Milano, Chiesa e Guindani 1893.