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viaggio al centro della terra 99


Erano le otto pomeridiane. L’acqua mancava sempre ed io soffriva orribilmente. Mio zio andava innanzi senza volersi arrestare: egli tendeva l’orecchio per cogliere i mormorii di qualche sorgente, ma non udiva nulla!

Intanto le gambe mi venivano meno. Io resisteva alle mie torture per non obbligare mio zio a fermarsi. Sarebbe stato per lui il colpo disperato, poichè la giornata, ch’era al termine, era l’ultima che gli appartenesse.

Alla fine tutte le forze mi abbandonarono, gettai un grido e caddi.

«Aiuto! io muoio.»

Mio zio ritornò indietro, mi guardò incrociando le braccia, poi pronunziò con voce sorda queste parole:

«Tutto è finito.»

I miei sguardi videro per l’ultima volta uno spaventoso gesto di collera, ed io chiusi gli occhi.

Quando li riaprii, vidi i miei due compagni immobili avvoltolati nella loro coperta. Dormivano essi? per me non potevo provare un istante di sonno; soffrivo assai, e più pensando che il mio male doveva essere senza rimedio. Le ultime parole di mio zio si ripercotevano nel mio orecchio. Ohimè, sì, «tutto era finito» perchè in quello stato di debolezza non bisognava neppur pensare a risalire alla superficie della Terra.

Sopra di noi era una lega e mezza di scorza terrestre! Mi pareva che questa massa premesse con tutto il suo peso sulle mie spalle.

Mi sentivo schiacciato e mi sfibravo in sforzi violenti per voltarmi sul mio letto di granito.

Passarono alcune ore; intorno a noi era un silenzio di tomba; non giungeva alcun rumore attraverso quelle muraglie di cui la più sottile aveva cinque miglia di spessore. E tuttavia così assopito com’ero, credetti di udire un rumore. Il tunnel si oscurava; guardai più intento e mi parve di vedere l’Islandese che spariva tenendo in mano la lampada.

Perchè questa partenza? forse che Hans. ci abbandonava? Mio zio dormiva; volli gridare, ma la voce non potè uscire dalle mie labbra arse. L’oscurità s’era fatta profonda e gli ultimi rumori s’erano estinti.

«Hans ci abbandona, gridai; Hans, Hans!»

Queste parole, io le gridava dentro di me e non andarono più lontano. Peraltro, passato il primo istante di terrore, ebbi vergogna de’ miei sospetti contro un uomo