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viaggio al centro della terra 5

condo le grandi divisioni di minerali infiammabili, metallici e litoidi.

Come mi erano noti quei ninnoli della scienza mineralogica! Quante volte invece di baloccarmi con fanciulli della mia età io mi ero divertito a spazzolare i grafiti, gli antraciti, i litantraci, le ligniti e le torbe! E i bitumi e le resine e i sali organici che bisognava preservare dal minimo atomo di polvere! E i metalli, dal ferro fino all’oro, il cui valore relativo spariva dinanzi all’uguaglianza assoluta dei campioni scientifici! E tutte quelle pietre che sarebbero bastate a ricostruire la casa di Königstrasse, anche con una camera di più, in cui io mi sarei trovato così bene!

Ma, entrando nel gabinetto, io non pensava punto a tali meraviglie. Mio zio solo occupava il mio pensiero. Egli era sprofondato sul suo largo seggiolone guernito di velluto d’Utrecht e teneva fra le mani un libro che osservava colla più profonda ammirazione.

«Qual libro, qual libro!» egli esclamava.

Questa esclamazione mi ricordò che il professore Lidenbrock era anche bibliomane nei suoi momenti perduti. Ma un vecchio libro non aveva pregio ai suoi occhi se non a patto d’essere introvabile o per lo meno illeggibile.

«Ebbene, mi disse egli, non vedi tu dunque? È un tesoro inestimabile questo che io ho trovato stamane frugando nella bottega dell’ebreo Hevelius.

— Magnifico!» risposi con entusiasmo poco sincero.

Infatti, a qual pro tanto rumore per un vecchio inquarto il cui dorso e la coperta sembravano fatti di cuojo grossolano; il libraccio giallastro in mezzo al quale pendeva un segnacolo scolorito?

Tuttavia le interiezioni ammirative del professore non cessavano.

«Vedi, diceva egli, facendo a sè stesso domande e risposte: non è egli bello? Sì, è ammirabile! e qual legatura! Questo libro si apre facilmente? sì, poichè rimane aperto ad ogni pagina! E si chiude bene? sì, perchè la coperta e i fogli formano un tutto ben unito senza separarsi nè socchiudersi in alcun punto! V’è il dorso che non ha neppure una scalfittura dopo settecento anni di esistenza! In fede mia quest’è una legatura di cui Bozerian, Closs o Purgold andrebbero orgogliosi!»

Così parlando, mio zio apriva e chiudeva successiva-