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132 viaggio al centro della terra


— Evidentemente; e quindi nulla si oppone all’esistenza di mari e di regioni nell’interno del globo.

— Senza dubbio, ma disabitati.

— E perchè queste acque non potrebbero dare asilo a qualche pesce d’una specie sconosciuta — Almeno non ne abbiamo visto neppur uno finora.

— Ebbene, noi possiamo fabbricare delle lenze e vedere se l’amo avrà quaggiù tanta fortuna quanta ne ha negli oceani sublunari.

— Proveremo, Axel; ci bisogna penetrare tutti i segreti di queste nuove regioni.

— Ma dove siamo noi, poichè io non vi ho ancora fatto questa domanda alla quale i vostri strumenti han pure dovuto rispondere?

— Orizzontalmente, a trecentocinquanta leghe dall’Islanda.

— Proprio?

— Sono sicuro di non ingannarmi di cinquecento tese.

— E la bussola indica sempre il sud-est?

— Sì, con una declinazione occidentale di diciannove gradi e quarantadue minuti.

— Assolutamente come sulla terra. Quanto alla sua inclinazione avviene un fatto curioso che ho osservato con gran cura.

— E quale?

— Che l’ago invece d’inclinarsi verso il polo come fa nell’emisfero boreale si rialza.

— Conviene dunque concludere che il punto di attrazione magnetica si trova compreso tra la superficie del globo e il luogo in cui noi siamo pervenuti?

— Per l’appunto; ed è probabile che se arriviamo verso la regione polare, al settantesimo grado, là dove James Ross ha scoperto il polo magnetico, vedremo l’ago drizzarsi verticalmente. Dunque il misterioso centro dell’attrazione non si trova a gran profondità.

— Ecco un fatto che la scienza non ha presentito.

— La scienza, giovinotto mio, è fatta di errori, ma di errori che è bene commettere perchè essi conducono a poco a poco al vero.

— E a qual profondità siamo noi?

— A trentacinque leghe.

— Così dunque, diss’io considerando la carta, la parte montuosa della Scozia è sopra di noi, e colà i monti Grampiani elevano le loro vette coperta di neve.