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viaggio al centro della terra 49


E quando potrò io vederlo?

— Domani, se vi accomoda.

— E perchè non oggi?

— Perchè non arriva che domani.

— Quand’è così, a domani,» conchiuse mio zio con un sospiro.

Quest’importante conversazione ebbe termine da lì a pochi istanti con caldi ringraziamenti del professore tedesco al professore islandese. Durante il desinare, mio zio aveva appreso cose importantissime, fra le quali la storia di Saknussemm, la ragione del suo misterioso documento, e come il suo ospite non potesse accompagnarlo nella spedizione, e come al domani egli avrebbe una guida al suoi ordini.


XI.

La sera, feci una breve passeggiata sulle spiaggie di Reykjawik, e ritornai di buon’ora a coricarmi sul mio letto di grosse tavole, dove dormii profondamente.

Quando mi destai udii mio zio parlare copiosamente nella vicina stanza. Mi alzai e m’affrettai a raggiungerlo.

Egli conversava in danese con un uomo d’alta statura e di forme vigorose, che pareva dotato di una forza poco comune. I suoi occhi, aperti sopra un testone molto ingenuo tiravano all’azzurro, e mi avevano l’aria d’essere intelligenti. Lunghi capelli che sarebbero passati per rossi anche in Inghilterra, ricadevano sulle sue atletiche spalle. Questo indigeno aveva movenze agili, ma teneva immobili le braccia da uomo che ignorasse o sdegnasse il linguaggio dei gesti. Ogni cosa rivelava in lui un’indole perfettamente serena non indolente ma tranquilla. Si comprendeva che non era nelle sue abitudini chieder nulla a chicchessia, che egli lavorava a piacer suo e che nulla al mondo poteva sbigottire o turbare la sua filosofia.

Distinsi le sfumature di cotesto carattere dal modo con cui l’Islandese ascoltava il verbiloquio appassionato del suo interlocutore. Rimanevasi colle braccia in croce, immobile, in mezzo alle gesticolazioni moltiplicate di mio zio; per dir di no la sua testa girava da sinistra a diritta, s’inchinava per dir di sì, e così poco, che i suoi