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Pagina:Jules Verne - Viaggio al centro della Terra, Milano, Treves, 1874.djvu/63

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viaggio al centro della terra 55

che codesto Saknussemm non ha fatto di più; quanto all’esistenza d’una galleria che metta al centro della Terra è cosa immaginaria ed impossibile! Accettiamo adunque senza mercanteggiare ciò che questa spedizione ha di buono.» Siffatto ragionamento non era ancor finito che noi avevamo già lasciato Reykjawik.

Hans andava innanzi a passo rapido, eguale e continuo. I due cavalli carichi dei nostri bagagli lo seguivano senza che fosse necessario guidarli; mio zio ed io venivamo dietro, e in fede mia non facevamo assai triste figura sopra le nostre cavalcature, piccole, ma vigorose.

L’Islanda è una delle grandi isole d’Europa; misura, millequattrocento miglia di superficie e non conta che sessantamila abitanti.

I geografi l’han divisa in quattro regioni e ci bisognava attraversare quasi obliquamente quella che porta il nome di Paese del quarto Sud—Ovest (Sudvestr Fjordùngr).

Nel lasciare Reykjawik, Hans si era immediatamente posto lungo la spiaggia del mare. Attraversammo magri pascoli che stentavano ad esser verdi; il giallo riusciva meglio. Le vette rugose delle moli trachidiche si disegnavano nell’orizzonte fra le nebbie dell’est; ad intervalli alcune liste di neve, concentrando la luce diffusa, risplendevano sul versante delle alture lontane; certi picchi che si rizzavano più arditamente, foravano le nuvole grigie e riapparivano al di sopra dei vapori moventisi a somiglianza di scogli emersi nel cielo.

Soventi volte queste catene di aride roccie facevano una punta verso il mare e si spingevano fino sul pascolo, ma rimaneva spazio sufficiente per passare. D’altra parte i nostri cavalli sceglievano istintivamente i luoghi propizi senza mai rallentare il passo; mio zio non aveva neppure la consolazione di eccitare la sua cavalcatura colla voce o collo scudiscio; non gli era concesso d’essere impaziente.

A me non riusciva di trattenere il sorriso in vederlo così alto sul suo piccolo cavallo; e siccome colle gambe radeva il suolo, aveva tutta l’aria d’un centauro a sei piedi.

«Brava bestia, brava bestia! diceva egli. Vedrai, Axel, che non vi ha animale che superi per intelligenza il cavallo islandese. Nevi, tempeste, sentieri impraticabili, roccie, ghiacciai, nulla lo arresta; esso è ardito, sobrio,