Pagina:Kant - Critica della ragion pura, vol. I, 1949, trad. Gentile-Lombardo.djvu/131

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analitica dei concetti 109

che l’osservazione di essi sia stata proseguita per più o meno di tempo o con maggiore o minore penetrazione. Quando una tale indagine sia per essere compiuta con cotesto metodo quasi meccanico, non si può mai determinare con sicurezza. Inoltre, i concetti che si trovano in questo modo occasionalmente, non si scoprono in un ordine e in una sistematica unità, ma solo alla fine vengono raggruppati a seconda delle somiglianze, e disposti, a seconda della grandezza del loro contenuto, dai semplici ai più complessi, in serie tutt’altro che sistematiche, sebbene sieno state in certo modo messe insieme metodicamente.

La filosofia trascendentale ha il vantaggio, ma anche l’obbligo, di ricercare i suoi concetti colla guida d’un principio, poichè essi rampollano puri e senza mescolanza dall’intelletto come assoluta unità, e debbono perciò concatenarsi fra di loro secondo un concetto o un’idea. Una tale connessione pertanto ci fornisce una regola, secondo la quale è possibile a ciascun concetto puro dell’intelletto assegnare a priori il suo posto, e dar compiutezza al loro insieme; ciò che verrebbe altrimenti a dipendere tutto dal capriccio o dal caso.

SEZIONE PRIMA

Dell’uso logico dell’intelletto in generale.


L’intelletto è stato sopra definito soltanto negativamente, come facoltà di conoscere non sensitiva. Ora noi non possiamo avere nessuna intuizione indipendentemente dalla sensibilità. L’intelletto, dunque, non è una facoltà dell’intuizione. Ma, oltre l’intuizione, non c’è altra maniera di conoscere che per concetti. Perciò la conoscenza propria di ogni intelletto, almeno dell’intelletto umano, è una conoscenza per concetti: non intuitiva, ma discorsiva. Tutte le intuizioni, in quanto sensibili, riposano su affezioni; i concetti, dunque, su funzioni. Ma io intendo per