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34 prefazione alla seconda edizione

coli elementi all’insieme della ragion pura, e ridiscendendo dal tutto a ciascuna parte (giacchè questo tutto è anche dato in se stesso dallo scopo finale della ragione nella pratica), laddove il tentativo di mutare solo il più piccolo particolare riconduce a contraddizioni, che toccano non solamente il sistema, ma anche tutta la ragione umana in generale. Soltanto, resta ancor molto da fare nell’esposizione; e in questa seconda edizione ho tentato correzioni che debbono rimediare, sia al fraintendimento dell’estetica, soprattutto nel concetto del tempo, sia alla oscurità della deduzione dei concetti dell’intelletto, sia al difetto di sufficiente evidenza nelle prove dei principii dell’intelletto puro, sia infine alla psicologia razionale. Soltanto fino a questo punto (vale a dire, sino alla fine del primo capitolo della dialettica trascendentale), e non più oltre, si estendono i mutamenti che ho arrecati nel modo dell’esposizione1, poichè il tempo era troppo breve, e rispetto



  1. La sola vera e propria aggiunta che potrei menzionare, ma non si tratta d’altro che del modo della dimostrazione, è quella nella quale (a p. 27512 1) faccio una nuova confutazione dell’idealismo psicologico, e dò una prova rigorosa (e anche, come io credo, la sola possibile) della realtà obbiettiva della intuizione esterna. Sebbene l’idealismo possa parere innocuo rispetto ai fini essenziali della metafisica (ciò che, nel fatto, non è), rimane sempre uno scandalo per la filosofia e per il senso comune in generale, che l’esistenza delle cose esteriori (dalle quali pure noi ricaviamo tutta la materia delle nostre stesse conoscenze per il nostro senso interno), si debba ammettere semplicemente per fede, e che se ad alcuno venisse in mente di dubitarne noi non potremmo opporgli una prova sufficiente. Poichè c’è una certa oscurità nell’esposizione di questa prova, dal terzo al sesto rigo, prego che si modifichi questo periodo come segue:
    «Ora questo che di permanente non può essere punto in me una intuizione. Giacchè tutti i principii determinativi della mia esistenza, che possono essere in me, sono rappresentazioni, ed han bisogno, appunto perchè tali, di qualcosa di permanente, distinto da esse, e rispetto al quale il loro cambiamento — e perciò la mia esitenza nel tempo nel quale esse si mutano — possa essere determinato.»
    Mi si potrà obbiettare a questa prova, che io ho soltanto coscienza immediata, di ciò che è in me, della mia rappresentazione delle cose esterne, e che,
    1. Della seconda ediz. originale.