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38 LA RELATIVITÀ PARTICOLARE

tiche, che fanno sparire tutte le discordanze da noi enumerate. Noi cercheremo, appoggiandoci prudentemente su esempi particolari, di dare una idea di questa teoria, nonostante le serie difficoltà che essa presenta per chi non ha familiarità con le astrazioni matematiche.

Ritorniamo al nostro treno in marcia. Lorentz, come abbiamo visto, se lo imagina accorciato, ma Einstein afferma: posso ammettere questo accorciamento solo in quanto esso è materialmente dimostrabile. Dunque: come sarà fatta questa dimostrazione, e sopratutto chi la farà? In ogni caso non l’osservatore trasportato dal treno; poiché, come abbiamo rilevato, in seguito alla contrazione simultanea del suo metro, la contrazione della lunghezza da misurare non gli è percettibile. Essa quindi non esiste se non per chi non partecipa al movimento, per quegli cioè che è rimasto a terra. Secondo la nostra definizione il treno, in marcia e il suolo in quiete costituiscono dei sistemi differenti. Diremo quindi: “L’accorciamento verrà percepito solo nel caso in cui una lunghezza appartenente ad un sistema venga misurata da un altro sistema.

Questa idea appunto ha permesso ad Einstein la sua notevole critica della misura dello spazio. Ci è necessario distinguere, egli dice, nelle misure delle lunghezze, due diverse categorie; nell’una l’operatore e la lunghezza da misurare sono nello stesso sistema, cioè in quiete relativa; nell’altra essi sono in sistemi differenti, cioè la lunghezza si muove in rapporto all’osservatore, o recipro-