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Pagina:Kirchberger - Teoria della relatività, 1923.djvu/43

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40 LA RELATIVITÀ PARTICOLARE

correre lungo il convoglio, poiché fisicamente non vi è differenza tra l'osservatore che corre a fianco del treno e quello che si trova sul suo predellino tutti e due appartenendo al sistema in movimento. Per effettuare la misura, restando sul suolo, ci è necessario segnare, ad un istante determinato, la posizione delle due estremità sulla terra, poi misurare per mezzo del primo metodo la lunghezza così ottenuta. Ecco dunque il procedimento: Si collocano lungo la via delle persone munite di orologi rigorosamente esatti, e ad un dato istante, per esempio alle ore 12, si fa loro segnare sulla via, con un tratto di gesso, le posizioni della testa e della coda. Posto che gli orologi dei nostri aiutanti camminino in esatta concordanza, — vedremo tra poco (pag. 53) come si arrivi a realizzare questa condizione — e che il nostro personale lavori con tutta la precisione desiderabile, noi otteniamo una lunghezza che possiamo supporre eguale a quella del treno in marcia, e che noi misuriamo secondo il primo procedimento, poiché essa è nel nostro sistema. Noi vediamo che questa maniera di misurazione si differenzia molto dalla prima: essa cioè non può fare in alcun modo a meno del tempo, anzi di più, ha bisogno di strumenti di misurazione del tempo, degli orologi. La misura nello stesso sistema faceva completamente astrazione del tempo, il che non può accadere quando detta misurazione si fa in un sistema estraneo (e per sistema “estraneo” s'intende quel sistema in movimento relativo rispetto al primo), poiché il concetto di movimento presuppone quello del tempo, senza del quale il