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70 LA RELATIVITÀ PARTICOLARE

parte, l’osservatore a terra dall’altra troveranno ambedue che in un secondo la luce percorre 300.000 chilometri, benché durante questo secondo il treno si sia spostato. Che si giudichi il fatto credibile o meno, noi lo consideriamo come dimostrato dall’esperienza, e quando l’esperienza ha fatto le sue dichiarazioni la questione è risolta per lo scienziato, o almeno per il teorico, poiché l’esperimentatore può sempre ricominciare le sue prove. Noi a tutta prima abbiamo cercato una spiegazione con Lorentz dicendo che il treno si era contratto. Se ciò fosse la sola ragione, vorrebbe dire semplicemente che la locomotiva è rimasta immobile e che i vagoni si sono serrati verso l’avanti; con questa ipotesi solamente si potrebbe ammettere la coincidenza delle estremità dei 300.000 chilometri del viaggiatore e dell’osservatore fisso. Si è presto convinti della impossibilità di adottare questo modo di vedere senza andare ad urtare contro intrinseche contraddizioni. Poiché se noi supponiamo il segnale emesso in senso contrario alla corsa, dalla locomotiva per esempio, e se a tutta prima facciamo astrazione dalla contrazione, l’osservatore in quiete deve accorgersi che al termine di un secondo la luce non ha solamente raggiunto l’ultimo vagone, ma l’ha oltrepassato perché durante questo tempo il vagone si è spostato in avanti. E dato che il viaggiatore vede arrivare la luce giusto alla coda del treno nello stesso lasso di tempo, se vogliamo risolvere la questione con un metodo analogo a quello seguito sin qui, dobbiamo ammettere un allungamento del treno tale che l’ultimo vagone