Pagina:Klopstock - Il Messia, 1839.djvu/17

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Tali uomini dir si ponno al certo avventurati, e perchè l’attività continua dello spirito li rende men soggetti alla noja e a quella vaga irrequietudine che sì spesso fanno tormentosa la vita, e perchè se riescono alfine alla meta, hanno un compenso tanto più grande, quanto più questa era nobile e vantaggiosa.

Uno di questi uomini fu il sacerdote Giuseppe Pensa, il quale datosi a tradurre il Klopstock, per quasi trent’anni vi lavorò indefessamente.

Molti, senza dubbio, in leggendo come uno abbia consumato gran parte della vita nel tradurre la Messiade, sorrideranno compassionandolo, o peggio. Ma non san essi forse esservi uomini laboriosi e pazienti pei quali lo studio è l’unica occupazione e l’unico piacere della vita, e che datisi una volta a scrivere, a tradurre od a compilare, più non abbandonano l’opera loro, divenuta sì necessaria, che senza di essa sarebbero infelici?

Giuseppe Pensa, nato in Milano nel 1760 da civile ed agiata famiglia, abbracciò lo stato ecclesiastico, e giovane entrò ne’ Chierici Regolari Somaschi nel collegio di Santa Maria Segreta. Destinato all’istruzione, scopo principale di quel religioso istituto, fu professore di belle lettere nell’orfanotrofio di San Pietro in Gessate a Milano, poi nel collegio Gallio in Como, e da ultimo a Lodi, e adempì il santo e difficile incarico d’insegnare ai giovanetti con uno zelo ed una diligenza meritevole d’ogni elogio. I molti pregevoli manoscritti che lasciò intorno la Storia Ecclesiastica, la Dogmatica e varj rami di letteratura, fanno prova quant’egli fosse diligente ed esatto indagatore del vero e del bello.

Disciolto per le vicende dei tempi nel 1810 l’istituto dei Chierici Somaschi, il Pensa visse da privato, e schivo com’era del trambusto del mondo, tutto si diede allo studio nella quiete e nel silenzio della sua casa. Fu allora che progredendo nella cognizione della lingua tedesca, della quale in gioventù aveva appresi gli elementi, s’innamorò di questo idioma, sì bello e sì ricco, e leggendone i poeti, fermò l’attenzione sul Klopstock, perchè ì fervidi e religiosi sentimenti di
esso trovavano un eco nel suo cuore.

Gli Italiani, che hanno nella loro lingua tante versioni dei più stimati poemi antichi e moderni, non ne possedevano alcuna del Klopstock, mentre già era tradotto nelle primarie lingue viventi, finanche in latino ed in greco1. Solo Giacomo Zigno, capitano al servizio austriaco, e amico intimo del poeta, tradusse i primi dieci canti della Messiade, e li pubblicò in Vicenza nel 1782. Ma questa traduzione, oltre all’essere incompleta, non era gran fatto elegante e fedele all’originale. Concepì adunque il Pensa l’idea d’imprendere un’esattissima versione, la quale facesse conoscere agli Italiani in tutta la sua integrità codesto meraviglioso poema. Lo tradusse e lo ritradusse, continuando sempre ad adoperare la lima per raggiungere in italiano il vero senso, e sto per dire l’identità della frase originale. E in tal guisa ritoccando senza posa la traduzione già da parecchi anni compiuta, egli continuò a fare della Messiade la sua delizia e il tema continuo dei suoi discorsi famigliari. In codesta geniale occupazione, amatissimo dai parenti e dagli amici pel sapere e la bontà dell’animo, il padre Pensa scorse la virilità e la vecchiaja, finchè, compianto dai buoni, nel febbrajo i838, in età di settantasette anni, trapassò. Negli ultimi istanti, parlando sempre della sua Messiade, la legò, come il più caro pegno dell’amor suo, agli amati nipoti. I quali volendo onorare la memoria di lui, che, modestissimo, non volle mai consentire che si pubblicasse la sua traduzione, pensarono, con lodevole divisamento, di dare alle stampe il manoscritto tal quale egli, morendo, lo lasciò.

E noi lasciando ad altri il giudicare di questo lavoro, esporremo francamente alcune nostre opinioni sul medesimo. Il padre Pensa per l’erroneo principio di volere spingere l’esattezza fino allo scrupolo, dimenticò che diversissima è l’indole delle due lingue tedesca e italiana, diversissimo il modo con cui entrambe
  1. Vedi le note alla vita del Klopstock scritte dallo Zigno mentre ancora viveva il poeta. In esse sono annoverate le traduzioni in varie lingue a quell’epoca uscite.