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Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/102

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NATURA ED ARTE

o

IL PESCATORE COPAICO


Abbiate, limpid’onde,
     Pietà di me, canuto
     E debol vecchierello!
     Dal lavorar notturno
     5E dalla veglia lasso,
     All’ affamata prole
     Ed alla moglie reco
     La bella e ricca preda,
     Dal vostro sen ritolta:
     10Non impedite ’l corso
     Del troppo carco schifo.
     Deh! mostratevi degne
     Figlie dell’almo padre,
     Che generoso nutre
     15I limitrofi campi ....
Voi non prestate orecchio
     Alla preghiera mia.
     Eppur non mi rammento
     D’avervi offese mai.
     20Io mai non misi inciampo
     Ai giuochi vostri, e mai
     Argin molest’opposi
     De’ vostri flutti al corso.
     Nell’ultima burrasca
     25M’involaste la sola
     Agnellina, che incauta
     Errava nel deserto
     E vuoto letto vostro.
     Era quell’agnellina
     30De’ figli miei meschino
     Ed unico trastullo;
     Men vendicai fors’io?
     Deh! siate a me benevoli,
     Cessate, onde fatali,
     35L’impeto vostro: fate
     Che al lido illeso io giunga,
     Sì che la moglie acqueti
     E l’inquïeta prole,
     Che di mia lunga assenza
     40E si duole e si lagna...
Ma voi schernite, o crude,
     Le mie fervide preci,
     E un’onda l’altra incalza
     Sul mio frale naviglio
     45Sì che, urtato a vicenda,
     Dalla spiaggia è respinto.
     Di me pietà vi prenda!
     Odo de’ figli il pianto,
     Che per lo padre tremano:
     50Già vedo della sposa
     Impallidir le gote!
     Cessate, onde, cessate
     Il crudo giuoco vostro!...
Ma che? le preci inutili?
     55Voi più ferocemente
     Il mio naviglio urtate?
     Sfacciata, infame stirpe,
     M’impedirai tu dunque
     L’approdar quand’il voglio
     60Al desïato lido?...
Inutili, lo veggo,
     Son le preci con voi;
     Adoprerò la forza.
     Su, su! la man senile
     65Dal lavorar notturno
     È affaticata, è vero: