Della sacra ecatombe
Con mille ricchi doni,
Che ogni anno a Febo invia
O la piena di rose 75Altera Rodi, ovvero
La misteriosa Cipro,
Giugne al porto seguita
Dall’onde biancheggianti:
Tal seguono di Cadmo 80L’innumere bandiere.
Già s’ode il mormorio
Del fiume che precipita
Nella fiorita Dirce;
Ma non si vede ancora 85li placido mirteto
Che di Pindaro ha nome.
Là il giovane poeta
Della città fuggendo
Il rumor e le turbe, 90All’ombra solitaria
D’antica e queta selva
Invocava d’Apollo
Con umiltà l’aïta,
Prima d’abbandonarsi 95All’estro suo sublime.
Ei bentosto sentiva
Sull’infiammate guance
Del Nume la soave
Inspiratrice lena. 100In que’ sacri momenti
Il susurrar del bosco
Gli par lontano canto:
Il sordo mormorio
Dell’ampia cateratta 105Armonïoso sembragli
Concerto di strumenti:
Inaspettato un raggio
Del sol penetra ’l bosco
E degli alberi indora 110La cupa irsuta scorza,
E tosto pargli udire
Delle Muse la voce,
Dal liuto accompagnata
Del sempre giovin Dio. 115Ma la valle s’incurva,
Ed ecco innanzi n loro
Di Pindaro l’ameno
Monumental delubro.
Lo saluta la turba 120Con alto e lungo grido,
Tre volte replicato;
Poi ’l coro accompagnato
Dal dolce suon del flauto,
Intuona l’inno usato:
125Ombra sacra, ricevi
I doni che depone
Sovra la tomba augusta
Tebe con grata man!
Finchè, dal tempo illese, 130Le sue superbe mura
Adorneran quel colle,
Tua gloria non morrà.
Porgiamo questi doni
Al tuo velo, deposto 135In questo suol; tu stesso
Stai con gli Dei nel ciel.
Cessò il solenne canto,
E si volge lo sguardo
Dell’adunata folla 140Ver le lontane cime
De’ monti in occidente.
Al tramontar del fulgido
Tebano Sole-Pindaro,
Nel suo Delfico tempio 145Cosi Febo rispose
Al nunzio apportatore
Dell’ingioconda nuova:
«L’alta Tebe consacri
Un tempio e un sacro bosco 150Al solo fra mortali,