Ei nel suo ratto corso
La vaga Erea1 rincontra,
Ove le Grazie stan.
Rinunziando alla gloria, 315Ei rimaner vorria
Colla vezzosa amante;
Ma l’austera Giunone2
Sbandì l’amor nascente.
Con tacit’onda passa 320Là dove spenti furono
Gl’immortali guerrier,
Che fecondar col sangue
Loro, e con quel de’ Persi
Platea, là dove sorse 325Di libertà la quercia,
Tutta l’Ellade ombrando.
Già l’aspetta ’l canoro
Ismeno3 caro a Febo,
E il Termodonte4 ancor, 330Che ai pié di Giove sgorga,
E lo Scamandro5, d’uve
Purpuree inghirlandato,
Per fargli bella scorta
Nel suo pomposo giro.
335Con i sonanti flutti
L’alte sponde battendo
Un fiume più non par,
Mentre all’ondoso inoltrasi
Colle d’Anfiarao6: 340Sembra un lago corrente,
E viene, non vassallo,
Ma, Rege a Rege, al mare.
Sublime, audace, vago
O Pindaro, tu sei, 345Vate che non ha par;
In un severo e dolce,
Tu lanciti a tua meta:
Con forte man tu innalzi
Ogni terrena cosa 350Al ciel, tua stanza usata.
Agli alti carmi tuoi
Ognor porgea l’orecchio
Apollo con piacer.
Dinne, che mai provasti 355Allor che ’l sacerdote
Nel tempio ad alta voce
Chiamò te uom mortale
Del Nume all’alta mensa?
Nel santuario istesso, 360Onde piacere al Dio,
I Greci da quel dì
Il tripode ti posero
D’or puro, in faccia al Dio
E tu, com’egli stesso, 365Seduto e incoronato
Cantavi gli inni tuoi!
E tu, la negra invidia
Nè il vil odio sentisti
Pel genio emulator 370Che vincerti tentava,
Tu che sicuro stavi
Del possente tuo genio
E de’ tuoi merli conscio,
Fatto simile a un Dio.
375«Chi son sublime canto
Le vostre radunanze
Venture abbellirà
Se recusiamo i premj
Ai giovani cantori?»