Pagina:L'Anticristo.djvu/33

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XXX.


«L’odio istintivo contro la realtà»: Conseguenza di un’estrema facoltà di soffrire, di un’estrema irritabilità, che, in generale, non vuole essere «toccata», perchè sente con troppa intensità ogni contatto.

«L’esclusione istintiva di ogni ripugnanza, di ogni inimicizia, di tutti i limiti e di tutti i confini nel sentimento». Conseguenza di una estrema facoltà di soffrire, di un’estrema irritabilità, che, ad ogni resistenza, ad ogni necessità di resistere, prova come un'insopportabile «dispiacere» (cioè, come qualche cosa di nocivo, come il «non consigliato» dell’istinto di conservazione) e che trova la felicità (il piacere) solo nel non resistere più a nulla, nè al malvagio: l’amore, come unica, «ultima» possibilità di vita...

Queste sono le due «realtà fisiologiche» sulle quali e per le quali si è sviluppata la dottrina della redenzione. Io le considero come una sublime evoluzione dell’edonismo sopra basi assolutamente morbose. L’epicureismo, la dottrina di redenzione del paganesimo, le si avvicina molto, sebbene sia ricca di una forte dose di vitalità greca e di energia nervosa. Epicuro fu un «decadente tipico»: e come tale lo giudicai io sin da principio. Il timore del dolore, anche del dolore infinitamente piccolo, non «può» finire diversamente che in una «religione dell’amore»...


XXXI.


Io ho dato anticipatamente la mia risposta al problema. L'ipotesi di essa è che il tipo del salvatore ci è stato tramandato con una grande deformazione. Questa deformazione è in sè stessa molto verosimile. Per varie ragioni, un tipo simile non poteva rimanere puro, integro, scevro da addizioni. Il «milieu» in cui si moveva questa strana figura deve aver lasciato in esso delle orme, e ancor più la storia, la «vicenda» delle prime comunità cristiane. Il tipo è stato arricchito, retrospettivamente, con tratti che non si possono interpretare se non come motivi di guerra, come fini di propaganda. Quel mondo strano e infermo, in cui ci introducono gli Evangeli — un mondo simile a quello di un romanzo russo, in cui la feccia della società, le malattie nervose e l’imbecillità «infantile» sembra si siano dato convegno — deve aver «reso più goffo» il tipo,