Pagina:L'Anticristo.djvu/63

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necessariamente un uomo dipendente, un qualcuno che non si considera come fine, che non può determinare dei fini. Il «credente» non si appartiene, non può essere altro che mezzo, deve esser «adoperato», ha bisogno di qualcuno che lo adoperi. Il mio istinto professa il massimo omaggio a una morale di sacrificio: tutto lo persuade di questa morale: la sua prudenza, la sua esperienza, la sua vanità. Ogni sorta di fede è per sè stessa un'espressione di sacrificio, di allontanamento da sè... Se si considera, quanto è necessario per la maggior parte della gente un regolatore che li leghi e li immobilizzi dall’esterno, se si consideri che l’oppressione o, in un senso più elevato, la «schiavitù» è l’unica ed estrema condizione che permette di prosperare agli uomini di debole volontà e specialmente alla donna, si comprenderà anche la convinzione, la «fede». L’uomo di convinzione ha la sua spina dorsale nella fede. «Non» veder certe cose, non essere indipendente in nessun punto, esser sempre di un «partito», avere in tutte le occasioni un’ottica severa e necessaria — questo spiega il perchè, in generale, esiste una tale classe di uomini. Però questo fa sì che sia il contrario, «l’antagonista» della veracità, della verità... Il credente non ha la libertà di possedere una coscienza per la questione del «vero» e del «falso»; «qui» la probità sarebbe perdizione. La dipendenza patologica della sua ottica fa del convinto un fanatico — Savonarola, Lutero, Rousseau, Robespierre, Saint-Simon — il tipo opposto degli spiriti forti ed emancipati. Però le grandi attitudini di questi spiriti «malati», di questi epilettici delle idee, operano sulle grandi masse: i fanatici sono pittoreschi, ed all’umanità piace di più veder atteggiamenti che udire «ragioni»...


LV.


Un passo ancora nella psicologia della convinzione, della «fede». E’ già molto tempo che feci notare come le convinzioni sono a volte nemici più pericolosi delle menzogne per la verità. («Umano, troppo umano», 71, 54 e 483) Qui vorrei porre la questione definitiva: Esiste in una maniera generale un’antitesi tra la menzogna e la convinzione? Tutti lo credono, ma che cosa è che non credono tutti! Ogni convinzione ha la sua storia, le sue forme pri-