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OSSOLA 39

l’ultima porzione del muro, dalle lesene che ancor lo dividono dall’alto in basso, e dall’antichissima finestra bifora che tuttora vi appare nel mezzo, murata da secoli ma un giorno aperta certamente a dar luce sulla fronte alla primitiva chiesa antica. Era dunque questa, deve credersi, la facciata d’una chiesetta di piccole dimensioni, volta, come tutte le antiche, da ponente a levante, incorporata in progresso di tempo nell’edificio nuovo quando, volendosi ingrandire il tempio, ne fu mutato facciata della chiesa di s. bartolomeo a villa d’ossola. l’orientamento: onde quella ch’era facciata, lasciata quasi intatta, divenne parte integrante del fianco occidentale della chiesa nuova, e vi fu dipinto, com’oggi vedesi, nella parte interna il grandioso affresco cinquecentesco della Crocifissione. Nè la facciata, del resto, rimane documento unico di quella costruzione vetusta, poichè anche dell’antico muro laterale volto a mezzodì rimane tra il coro ed il campanile una piccola porzione nascosta, visibile nel buio vano praticato sotto il tetto fra il campanile e la volta dell’abside.

Dire quando quell’antichissimo edifizio sorgesse, quando esso cedesse il luogo ad un nuovo, non è possibile oggi. Un documento novarese datato tra il 1032 e il 1039 parla di una «cappella in honorem s. Gaudentii» esistente in Baceno, ma il termine cappella sembra indicare un edificio anteriore a quello già degno del nome di chiesa, del quale abbiamo ricordato ora le traccie superstiti. A questa chiesa dovrebbero piuttosto riferirsi i due documenti del 1133 e 1148 che parlano appunto d’una «ecclesia s. Gaudentii in Baceno», mentre, d’altro canto, al maggior edificio più tardo, che, per essere volto contro la regola antica da nord a sud, può difficilmente ritenersi anteriore al secolo XIV, andrebbe riferito un documento del 1326, conservato nell’archivio parrocchiale, nel quale si legge d’una nuova cappella da erigere e da dotare nella chiesa di san Gaudenzio1. Aggiungasi a conforto di tale opinione, che soltanto col secolo XIII sorge in questa valle la potenza feudale dei De Rhodes, i quali, ottenute da Ottone IV le terre di val Formazza, Agaro e Salecchio, estesero poi, coi Da Baceno loro discendenti, il dominio feudale su tutta

  1. I due documenti del 1032-1039 e del 1133 sono autorevolmente citati nella Novara Sacra del Bescapè del 1448, pubblicato di recente, ripete, quasi in tutto, quello del 1133.