Pagina:L'Utopia e La città del Sole.djvu/102

Da Wikisource.
78 utopia.

SS. Trinità, e degni del fuoco eterno. Costui fu preso, non già come violatore della religione, ma come colui, che aveva levato nel popolo tumulto: allegando gli antichissimi loro istituti, che ognuno possa tenere qual religione più gli piace. Gli Utopiensi avendo inteso i primi abitatori dell'isola essere stati circa la religione di pareri diversi, e considerando che lo varie sette, combattendo tra loro, aveano dato ad essi occasione di vincerli tutti, fecero un editto che ognuno potesse tenere qual religione più gli aggradiva all'animo; e se alcuno bramava di tirare l'altro nella sua, con modestia e ragioni studiare a persuaderlo, ma non usare in questo alcuna violenza o ingiuria: e chi contendeva di ciò importunamente, era punito con esilio o con servitù. Fecero gli Utopiensi tale statuto, non solamente per conservare la pace, la quale con la contenzione, e con l'odio si estingue, ma eziandio pensando che piacesse a Dio il culto vario e diverso, e che perciò ispirasse vari riti a questo ed a quello. Giudicarono quindi che non fosse convenevole voler con forza e minacce costringere alcuno a credere quello, che tu credi per vero. E quantunque una fra le differenti lor religioni fosse vera, tuttavia vollero che i cittadini venissero a quella persuasi con modestia, sperando che la verità, quando che sia, debba rimaner vittoriosa. Laddove, contendendosi con arme, gli uomini ostinati potrebbono con le loro vane superstizioni opprimere la vera religione, come avviene che i frutti vengono affogati dalle spine. Mossi da tali ragioni lasciarono libero ad ognuno di credere quello, che più gli piaceva. Solamente vietarono che niuno affermasse le anime morire coi corpi, e che il mondo fosse governato a caso, senza previdenza divina, tenendo anzi per fermo che, dopo questa vita, fossero puniti i vizj, e premiate le virtù. Chi nega, quindi, tali cose, è tenuto peggio che bestia, volendo rassomigliare l’anima umana alle pecore; nè lo reputano loro cittadino, come colui, il quale, non essendo da timore raffrenato, sprez-