Pagina:L'Utopia e La città del Sole.djvu/81

Da Wikisource.

libro secondo. 57

dal cane gagliardo, feroce e crudele. Così gli Utopiensi hanno rifiutato al tutto quest’esercizio del cacciare; come arte conveniente ai beccaj, la quale hanno commessa ai servi. Anzi giudicano che il cacciare sia di quella la più infima parte, stimando le altre più utili ed oneste, quando si ammazzano gli animali per la necessità del vivere umano, laddove il cacciatore solamente si piglia piacere della morte del misero animale. Il qual desiderio pensano essi che nasca da un animo alla crudeltà disposto. Queste ed altre cose innumerabili, delle quali gli uomini altrove pigliano diletto, sono appo gli Utopiensi sprezzate, come di niuna soavità; e benchè piacciano al volgo, il quale pervertendo la natura, reputa dolci le cose amare: siccome le femmine gravide, le quali tengono la pece ed il sevo per più dolce che il miele, perchè hanno corrotto il gusto; il quale però non può mutare la natura di niuna cosa, e specialmente della voluttà. Fanno diverse specie di voluttà; alcune assegnano al corpo, alcune all’anima. All’anima danno l’intelletto e quella dolcezza che nasce dal contemplare la verità. Vi si aggiunge la gioconda memoria di aver vissuto bene. La voluttà del corpo dividono in due forme, e la prima secondo essi, è quella che diletta il sentimento e ristora le parti che sono in noi da calor naturale consumate, il che si fa col cibo e col bere: perchè evacuandosi il corpo nel mandar fuori le cose soverchie scaricando il ventre, o generando, o levando il prurito in qualche parte è di mestieri che sia riempiuto. Evvi un’altra voluttà, che non dona ai sentimenti nostri cosa alcuna da loro bramata, nè di alcuna li priva, ma solamente con occulta forza porge loro diletto: come è la musica. Mettono un’altra forma di corporal voluttà, la quale consiste nel quieto e tranquillo stato del corpo: e nomasi da tutti sanità. Questa, non essendo da qualche dolore afflitta per sè stessa, diletta senz’altro sollazzo esteriore. E quantunque essa non si mostri così manifestamente ai sentimenti, come la voluttà del mangiare