Pagina:L'acqvedotto pvgliese e i terremoti.djvu/3

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Sul progettato grande acquedotto che deve fornire all’Apuglia siticulosa le acque del Sele che, tributario del Tirreno verrà divertito dal suo naturale bacino idrografico a vantaggio delle popolazioni che si addensano sul lembo estremo del versante adriatico, il Prof. T. Taramelli à richiamato testè l’attenzione degli scienziati esponendo alcune gravi considerazioni di indole geologica, le quali, aggiunte a quelle di altro ordine messe avanti qualche tempo fa dall’On. Cadolini, non possono a meno di impressionare sinistramente, tanto più trattandosi di un’opera senza paragone negli annali delle costruzioni, del costo preventivato di 163 milioni: somma che per altro sarà sorpassata, e che ad ogni modo è destinata a gravare sul bilancio nazionale e di non poco su quello già esausto delle provincie e dei comuni pugliesi.

Il giusto allarme dato dal Prof. Taramelli sulle condizioni della sismicità della regione mi à indotto a studiare più particolareggiatamente tale argomento, tanto più che una simile questione è la prima volta che viene ad affacciarsi nella discussione intorno ad una grande opera pubblica: della sismicità infatti, coefficiente nel nostro caso di importanza non alcerto trascurabile, non si fa cenno alcuno nella Relazione di massima sul progetto che, caso abbastanza raro in Italia, è corredata di uno studio geologico eseguito con grande competenza dal Baldacci, il quale, attenendosi alla più serena obiettività, non à voluto dissimulare le difficoltà che presenta la progettata opera in rapporto con la natura dai terreni da attraversare.