Pagina:L'aes grave del Museo Kircheriano.djvu/116

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100 PARTE SECONDA CL. III.

La diciam propria de’ nuovi piutostochè degli antichi, sì perchè la maggiore scarsezza di queste ancore scritte può aversi come prova di minor grandezza e prosperità, sì perchè il quinipondio e l’oncia coniata, che sono della prima delle due zecche, crediamo che spettino a’ camerti antichi, anche perchè nella lor patria hanno lasciato in tanta copia i monumenti delle arti varie che professavano, da non potersi tener da meno de’ perugini, che pure ebbero il conio applicato alla moneta.

Il comune a tutte le monete della prima ancora in qual senso dovrà interpretarsi? disgiunto dal del quinipondio, o ad essi congiunto? e se congiunto, che valore aver possono que’ tre elementi, a’ quali dovrebbe pure unirsi il che non di rado rinviensi nell’oncia coniata? La prima volta che noi fermammo la nostra attenzione su questa parte del medagliere, e vedemmo il digamma ripetuto su tanta varietà di monete, credemmo di potervi leggere il nome di Vultumna, presso il cui tempio sapevamo che i confederati etruschi si adunavano a parlamento: ma dopochè i molti fatti ci ebbero assicurati, che l’Etruria bassa e maritima non potea mostrare il minimo diritto su queste monete, uscimmo affatto di speranza di poterlo dicifrare.

TAVOLE X. e XI.


Le località ove si rinvengono le monete di queste due serie, sono quelle medesime da cui tornano in luce quelle delle sei precedenti serie. Dal museo Coltellini noi avemmo il dupondio della Tavola X., ma in Cortona, per quanto noi conosciamo, ne son rimasti altri due, l’un de’ quali porta nel diritto la vocale , ciò che abbiam dato a vedere nella Tavola di supplemento, nel rovescio la , non la v, come per errore si è stampato nella descrizione. Aggiungasi che al modo stesso delle monete della Tavola III, una semplice ruota è qui il solo simbolo di tutta la serie; e che se colà quella insegna dovea prendersi per prototipo d’una metropoli, qui non può certamente tenersi in minor conto. Abbiamo tuttavia due piccole differenze da rimarcare. Laddove gli assi della prima ruota non sono di difficile ritrovamento, della seconda non sono rari i dupondj. Oltrediciò il peso di queste nuove ruote è alquanto minore di quello delle precedenti, la qual diminuzione se fosse maggiore, ne indicherebbe una età alquanto più tarda.

Da tutti questi fatti non altro noi sappiamo conchiudere, se non che i cortonesi possono per ventura verso il secondo tempo della loro zecca aver mutata la forma del loro simbolo, senza mutarne perciò la natura. Meno difficile sarebbe il dimostrare la probabilità di questa congettura, che il rinvenire in que’ luoghi d’Etruria una seconda metropoli, a cui possano appropriarsi le insegne identiche di Cortona. Dietro a quella conchiusione ne verrebbe, che un’altra città, non molto da Cortona distante e colonia di lei, circa quel medesimo tempo aprisse la sua officina congiungendo a questa