Pagina:L'aes grave del Museo Kircheriano.djvu/23

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prefazione 7

simboli ci svelerebbe al presente non pochi arcani, e forse essa sola basterebbe a metterci in chiaro almeno in parte le origini, le diramazioni, le confederazioni, ed anche una piccola parte de’ fasti delle principali fra quelle genti, che prime illustrarono questa nostra terra italica.


UTILITA' CHE RITRAGGONSI DAL PESO E DALLE IMPRONTE DELL' AES GRAVE


Le prime indicazioni di quel qualunque metodo geografico e cronologico, a cui ci siamo attenuti nella publicazione di queste monete, ci sono state poste innanzi dallo studio e dal confronto cosi del vario loro peso, come dell’ordine vario delle loro impronte. Diam quivi un cenno di questo doppio magistero sì per giustificazione di noi medesimi, sì per istruzione di chi trovasi lungi dalla presenza de’ monumenti.

La corta nostra veduta nella varietà de’ pesi che incontrasi nell’aes grave, non ha saputo renderci persuasi della ragione di quella serie progressiva d’anni e di secoli, ch’era sì altamente fissa nell’animo a quel dotto archeologo, che fu Giovan Battista Passeri, e che in quest’ultimi tempi fu presa per inconcusso fondamento cronologico da Melchiorre Delfico. Nel peso maggiore o minore noi altresì riconosciamo un solido argomento di maggiore o minore antichità sì tra le monete diverse d’una medesima città, sì tra quelle di città e provincie diverse. Ma dov’eglino non distinguono il peso della libra cisapennina o tirrenica dall’adriatica, noi dalla evidenza del fatto costretti siamo a distinguerlo: e dov’essi credono di potere stabilire epoche certe, noi non possiamo travedere che una incerta successione di tempi. Spiegandoci con migliore chiarezza, diremo, essere irrepugnabile, ma indeterminata questa ragione cronologica; come irrepugnabile, ma indeterminato rispetto agli anni, è il fatto delle monete fuse e coniate in bronzo nella età dei re e ne’ secoli primi della republica in questa Roma. Queste chiaramente nel più e nel meno de’ loro pesi ci avvisano la maggiore o minore lontananza della loro origine, ma nulla poi ci rivelano, neppure approssimativamente, intorno al preciso tempo di tale origine.

Tenendo pertanto noi dietro a questa qualsiasi guida, e insieme alle osservazioni locali che da parecchi anni non cessiamo di fare, abbiamo creduto, che non sarebbe stato un trarre oltre i giusti confini la forza di quest’argomento, dando per la ragione de’ pesi alle monete dell’Italia adriatica un luogo distinto da quelle della tirrenica; e in questa medesima Italia tirrenica concedendo la prima gloria e il primo tempo a’ padroni delle monete fatte disegnare nelle tavole della prima classe, perchè queste sono del peso massimo; attribuendo a quelle della seconda classe il secondo tempo, perché sono d’un peso medio; collocando nel tempo e luogo ultimo la terza classe, perchè nel confronto queste monete sono del peso minimo. Fino a questo termine ci siamo inoltrati senza tema di errare: il dare un passo più oltre ci avrebbe fuor di dubbio condotti in qualche errore anche grave.