Pagina:L'aes grave del Museo Kircheriano.djvu/81

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RAGIONAMENTO 65

la classe delle incerte troveranno disegnato sotto il numero 4 parte B. Tavola IV. Tolto questo disordine, pongano a confronto le monete fuse di questa Tavola XI. con le coniate che abbiam fatte incidere nella parte destra della Tavola XII. L’Ercole dell’asse fuso è richiamato dalla moneta coniata in argento e dal triente de’ numeri 1. 2. Il majale del semisse fuso corrisponde alla pelle di majale, di cui Proserpina si cuopre il capo nel quadrante coniato. L’aquila del triente e il fiore della semoncia fusa sono riuniti nel rovescio del sestante coniato. Il quadrante coniato pare una traduzione del quadrante fuso: la triscele rappresenta la triforme Elcate o le dee d’inferno; e la Proserpina, la spiga e il Giove trasformato in toro ed in serpe non sono che una dichiarazione di quel nefando commercio. Finalmente nel sestante fuso abbiamo il busto di quel drago stesso che vedesi nel quadrante coniato. Questa spontanea corrispondenza d’ impronte, oltre la perfetta somiglianza dell’arte, sono per noi pruova bastevole, che come le sei monete coniate appartengono ad una medesima città, così le sette fuse costituiscono la vera e giusta serie della città stessa.

Tra le città della provincia, di cui stiamo studiando i monumenti, non ve n’ha alcuna, a cui meglio che a Tivoli questa serie s’approprj. Le città latine, rutule, volsche, aurunche hanno già rivendicato a loro stesse le monete ch’erano proprie di loro: quelle degli equi e degli ernici non può di meno che non abbiano un qualche diritto cosi sopra questa serie, come sopra molte altre monete di quelle, che 3Ìamo stati costretti ad adunare per ora nella classe delle incerte.

Sono poi tre in particolar modo i titoli per cui a Tivoli vorremmo attribuita questa intera serie; la provenienza, il culto d’Ercole ed il sistema onciale, in che sono ordinate le sue monete coniate. Noi da Tivoli e dalle adjacenze abbiam veduto venire in Roma que’ soli due semissi, che in questi ultimi anni sono andati per le mani de’ nostri anticagliari, e l’oncia e la semoncia ben quattro volte. Le altre quattro monete della serie fusa sono ben più rare, e per quanto sappiamo non sono uscite in quest’ultimi tempi di terra. Il triente e il quadrante, i quali mancavano alla publicazione del Cardinale De Zelada, gli abbiamo ottenuti il primo in dono dall’ottimo nostro amico il sig. barone d’Ailly, l’altro per acquisto da un mercadante non romano.

Oltrediciò la semoncia coniata di questa serie, secondo il modo nostro di vedere, ne presenta l’imagine d’una città col capo incoronato di torri. Ma il denaro di A. PLAVTIVS AED. CVR. col BACCHIVS IVDAEVS nel rovescio, ha nel diritto questa medesima testa turrita. Conosciamo la interpretazione comune di quel diritto: contuttociò non ci sia disdetto il sospettare, che A. Plauzio, come tiburtino, volesse quivi rinnovata l’antica impronta d’una moneta tiburtina, coniata a bello studio per rappresentare Tivoli. Lucio Plauzio anch’esso nel suo denaro con le impronte della