Pagina:L'asino d'oro.djvu/169

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libro settimo 153

peggior di tutto, ci attribuisce assai sovente altro nome da quello che comportano le opere nostre; sicchè il cattivo si gloria della fama del buono, e lo innocente sopporta la infamia dell’altrui colpa. Io adunque, il quale il crudelissimo empito suo aveva convertito in una bestia di quattro gambe, delle più vili che si trovino, e della cui disgrazia doveva ragionevolmente increscere ad ogni uomo empio e dispietato, era accusato come rubatore del mio carissimo ospite; il qual peccato, non solo latrocinio, ma parricidio ognuno chiamerebbe più rettamente; e nondimeno egli non mi era lecito pur con una sola parola, dicendo: io non sono stato: difender la causa mia. Nientedimanco, perchè egli non paresse però che col tacere, essendo presente, io consentissi d’aver fatto quel latrocinio, la impacienza mi condusse a quello, ch’io volli dire: non l’ho fatto: e gridando pronunziai la prima parola più e più volte, ma la secondo io non ebbi mai forza di poterla esprimere; e benchè io contorcessi le pendenti labbra, e le aguzzassi il più ch’io poteva, io mi rimasi nella prima voce, e più e più volte ragghiai: no, no. Ma perchè mi rammarico io più della crudeltà della Fortuna, posciachè ella non si vergognò farmi conservo e congiunto del mio cavallo e del mio famiglio? Or mentre che io ondeggiava fra così fatti pensieri, io mi ricordai che io aveva ad essere vittima alla infelice anima della povera vergine: e lasciando andare ogni altro dolor da canto, cominciai a rammaricarmi dello scellerato ordine di quelli, non ladroni solo, ma peggio che beccai di carne umana; e riguardando spesso il mio misero ventre, egli mi vi pareva già vedere entro cucita la meschinella. E in questo, quello che di me aveva portata la falsa novella, cavati fuor mille ducati, i quali egli aveva cuciti entro ad una sua vesta, e secondochè egli medesimo disse, eran danari ch’egli aveva rubati a più viandanti, per sua liberalità egli ne fece un presente al loro comune. E cominciando dappoi a domandare assai curiosamente come la facessero i compagnoni, e avendo in-