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186 dell'asino d'oro

letti, che eran sopra di noi assai ben rilevati, ci gittavano addosso sì fatto rovescio di sassi, che noi non sapevamo discernere, qual piuttosto delle due rovine fusse utile a fuggire, o quella de’ cani che ci gastigavano da presso, o quella de’ sassi che ci ferivano da lontano. E mentre che le cose passavano in questa guisa, un di quei sassi ferì una donna che mi sedeva sopra, assai sconciamente: perchè ella, piangendo e gridando, chiamava il marito, che le venisse a porgere aiuto; ma egli fra tante angoscie non sappiendo più che farsi, rasciugando il sangue della mogliera, e degli uomini e della Fortuna rammaricandosi, con profonde urla diceva: Per qual cagione assaltate voi con sì crudeli animi gli affaticati viandanti? perchè danneggiate voi cotanto i poveri uomini? perchè ci distruggete in questa guisa? che preda guadagnate voi? che rovina discostate voi dal vostro capo? che ingiurie vendicate voi? Voi non abitate imperciò per le spelonche come le fiere, voi non abitate però per le caverne come gli uomini barbari ed efferati: perchè dunque vi rallegrate delle nostre piaghe? perchè prendete sollazzo del nostro sangue? — Egli non aveva ancor finite queste parole, che la pioggia di quei sassi restò, e la tempesta de’ cani, per essere stati richiamati, si rasserenò, e uno, che era montato in sulla cima d’uno arcipresso rispondendo a questi suoi rammarichi, disse: Non per cupidità delle vostre spoglie v’andiamo noi assaltando, ma per cercar di rimuovere dal capo nostro cotesta stessa rovina: or finalmente voi ve ne potete ire colla nostra pace sicuramente: seguitate il vostro viaggio. — E posciachè egli si tacque, noi, così feriti come eravamo, seguitammo il restante della nostra via: e mentre che noi camminavamo, era una compassione a udire contare ad ognuno le sue disgrazie: chi era stato morso da un cane, chi ferito da un sasso, e chi aveva avuto un colpo in un luogo, e chi in un altro. Ora posciachè noi fummo oltre un buon pezzo, noi arrivammo ad uno amenissimo luogo, dove era un bosco di così grandi e sì fronzuti