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198 dell'asino d'oro

LIBRO NONO


In cotal guisa armava lo scelleratissimo boia contro a di me le crudelissime mani; laonde io, che mi accorsi dello imminente pericolo, senza perdere troppo tempo in consigliarmi, feci pensiero col fuggirmi scansar le mie povere carni da quella scellerata beccheria: e rotta la cavezza colla quale io era legato, subito la diedi a gambe, e a cagione che niuno mi si accostasse per ritenermi, alzato i ferri all’aria mi andava gagliardamente difendendo co’ calci: e veduto uno uscio aperto, nè sappiendo dove m’entrassi, mi misi in un tinello, dove il signor della casa con quegli imbriachi di quei miei padroni doveva cenar quella sera; e fu tanta la furia che io ebbi nello entrare dentro, che io misi sottosopra ciò che era su per le tavole e su per la credenza, bicchieri, guastade, saliere, coltelli, vasi, tovaglie, to-