Pagina:L'asino d'oro.djvu/225

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libro nono 209

e ogni mattina, anzi che fusse apparito il giorno, giacendosi nel letto, metteva a romor la casa, ch’io fussi menato a lavorare; e come più tosto, posciachè a dì alto ella si era levata del letto, ella se ne veniva nel mulino, e mi faceva dare un carico di bastonate. Ed essendo dato spazio assai per tempo agli altri animali che andassero a strameggiare, ella non voleva che io fussi legato alla mangiatoia, se non al tardi al tardi: la quale stranezza mi aveva accresciuta la natia curiosità ne’ suoi costumi. E accorgendomi che del continuo entrava in camera sua un certo giovanetto, io aveva gran vaghezza di vederlo in viso; a cagione che, se mai Agnolo fussi ritornato entro agli occhi miei, e’ non mi mancasse modo di scoprir la disonestà di quella rea femmina. Ora, volendo una volta fra l’altre una certa vecchia mezzana e aiutatrice de’ suoi adulterj, e con chi ella faceva tutto il dì mille merenduzze e mille stravizzi di nascosto al marito, metterle per le mani non so che altro bel giovane, ragionandosi un dì seco, le disse queste formali parole: Di cotesto, la mia padrona, il quale, senza mio consiglio, così pigro e pauroso ti hai preso per amico tuo seguirai il parer tuo; posciachè egli non ti dà noia, che temendo così vilmente la rugosa fronte del tuo odioso marito, e perdendo il tempo, tu ti stracchi i tuoi volonterosi abbracciamenti. Quanto sarebbe miglior per te Filero, giovane bello, liberale, valente, e contro alle inefficaci diligenze e vane gelosie de’ mariti costantissimo; degno egli solo di portar corona, se non fusse per altro, che per quello che egli fece, non ha molti giorni, così astutamente contro ad un de’ più gelosi mariti che sieno di qua a cento miglia: ascolta di grazia, e poscia fa paragone dello ingegno di costui con quello degli altri amanti. Ecco che la vecchia mi racconta la novella: se voi siete stati a disagio un pezzo, incolpatene la trista natura della mia padrona, la quale non si poteva con brevi parole così bene esplicare.

Tu hai conosciuto Barbato, decurione della nostra città, il quale la brigata per li suoi rozzi costumi chia-