Pagina:L'asino d'oro.djvu/249

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libro decimo 233

vie più scellerato, avuto a sè uno schiavetto, che ella aveva menato seco di casa sua, e al quale ogni gran male sarebbe paruto piccolo, con lui si consigliò del modo che si avesse a tenere a vendicarsi della onesta costanzia (ma perfidia la chiamava ella) dello innocente giovane: nè parve lor finalmente cosa più al proposito che con veleno torre la vita al meschinello. Nè prese indugio il fellone servo a dare effetto al crudo pensiero; anzi allora allora andatosene fuori, non prima ritornò a casa, che egli portò in un bicchiere una sua bevanda, la quale avendo mescolata col vino, in camera della madonna dentro ad un armario la pose. E mentre che egli aspettava occasione di porgerlo al giovane, come volle la fortuna, quel più giovane, e figliuol naturale della pessima donna, essendo ritornato una mattina dalla scuola, e avendo fatto un poco di colezione, si gli fece sete; e venendogli per le mani quel bicchiere, il quale la imprudente donna, o per istraccurataggine, o pur perchè così la giudicava il suo peccato; ella aveva lasciato in quello armario senza serrarlo; nè