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264 | dell'asino d'oro |
passo, io andai così rittamente, che rare volte ho avuto mestiero d’essere stato tolto di terra per quella cagione. Questa fu quella Costanza, la quale fattasi signora dell’anima mia, svegliò l’ingegno a quelli lodevoli esercizj, che mi hanno fatto fra i virtuosi capere: questa fu quella, che trattomi dello asinino studio delle leggi civili, anzi incivili, mi fece applicare alle umane lettere: questa fu quella Costanza, che avanti se ne tornasse al cielo, tenne sempre la vita mia in grandissima dolcezza: questa è quella, che dopo la morte sua non è restata molte fiate di cielo venirmi a consolare; e riserbandomi sempre il suo bel nome fermo e costante nella memoria, non mi ha mai lasciato all’asino ritornare.
FINE DELL'ASINO D'ORO.