Pagina:L'asino d'oro.djvu/85

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libro terzo 69

sto e or quel braccio, per la gran brama che io avea di volare, parendomi tuttavia che fusser divenute due ali; ma niuna piuma appariva, niuna penna non ispuntava: anzi i miei peli s’ingrossavano in setole, e la mia pelle s’indurava in cuoio; le dita perdendo il lor numero, s’inceppavano in una unghia sola; e là oltre, dove terminava il fil delle rene, calava una pannocchiuta coda: la mia faccia divenne bruttissima e lunga, il naso si aperse, le labbra cresciute in carne mi penzolavano, e l’orecchie rivestite di orridi peli, appuntatesi, crebbero sconciamente. Non potendo più la Lucia mi vedeva crescere tutte le membra: le quali per povertà di salute mentre ch’io andava considerando, io mi accorsi d’esser convertito non in uno uccello, ma in un bello asino: della qual cosa mi voleva rammaricare con Lucia, ma io era privato e della forma e della voce dell’uomo; e quello che io solo poteva, spinto solo innanzi l’ultima parte delle labbra, e con umidi occhi così per lo traverso riguardandola, tacitamente me le raccomandava. Ma ella, come più tosto mi vide in quella guisa, percossasi la fronte con im-