Pagina:L'economia politica.djvu/14

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dezza e misura; quantitativi il valore, l’ente universale economico, e la sua legge: e sia poi che questa si enunci per la formola della Ricerca e dell’Offerta, per quella del Costo di produzione, o per l’altra che oggi da molti si preferisce, del Grado finale di utilità. - Questione, dico, di quantità in genere, da non confondersi ancora colla quantità concreta numerica, come per un tal quale malinteso accadeva allo Stuart Mill e al Cairnes, che contestavano perciò negli enti e nelle leggi economiche un tale carattere (6).

E per l’altra, la Matematica è ben essa la dottrina della quantità in tutta la sua estensione, e non soltanto della quantità concreta aritmetica; ed ha metodi, come quelli dell’Algebra, affatto generali, e nozioni di una generalità anche maggiore delle algebriche stesse, siccome quella di funzione, che concreta il concetto cartesiano di un’applicazione dell’Algebra alla Geometria, e reciprocamente di questa a quella; ma che può anche estendersi a qualsivoglia relazione in grandezza fra più elementi; e sia che tale relazione possa esprimersi in forma analitica, o anche soltanto per via empirica, sperimentale. - E vi si connette quel metodo ben noto e diffuso, che fornisce in tale riguardo, colle rappresentazioni o costruzioni grafiche, una specie di linguaggio geometrico universale.

Più ancora, la Matematica non è unicamente la scienza della quantità o della misura, ma quella insieme della combinazione e dell’ordine, giusta un concetto già in antico adombrato da Aristotile, espressamente significato dal Descartes, e poi magistralmente illustrato dal Poinsot (7), e dietro a lui dal Cournot. E ne’ suoi procedimenti formali, la Matematica presenta coll’Algebra un perfetto esemplare di Logica; tanto che per opera del De Morgan, e più sistematicamente del Boole, e poi dello Stanley Jevons ed altri, veniva non ha guari a fondarsi un Calcolo logico, che il Jevons stesso indicava come una logica delle quantità messa al posto della logica pura o delle qualità, pur riguardando sempre quest’ultima, a differenza del Boole, come la fondamentale.

Nulla pertanto di più naturale a primo aspetto che applicare il medesimo procedimento, e non già per singoli casi, bensì in forma sistematica, in un campo che riesce già per sè stesso quantitativo; ed è forse proseguendo in tale indirizzo, o per la medesima propensione di mente, che il Jevons si trovava condotto a quello che di corrispondenza può chiamarsi, in ampia significazione, il Calcolo economico, fondandolo sopra una nuova formolazione analitica dell’utilità, in relazione ai differenti elementi dimensivi del bisogno, alle sue affezioni e circostanze, giusta le idee del Bentham; e per essa del va-