Pagina:L'economia politica.djvu/19

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A tipo scientifico, ho detto; e ad una volta, per mutua naturale corrispondenza dal pensiero all’azione, e da questa a quello, a tipo di libertà.

Ed è pertanto a questo duplice obbiettivo che l’opera dev’essere preordinata.

Libertà, da promuoversi armonicamente a tutti i gradi dell’ordinamento sociale e politico; ma vorrei aggiungere (in ossequio pure alla speciale disciplina che professo, e financo, se volete, per mio personale temperamento), libertà che profitti in definitiva all’uomo individuo, e in nome dell’umana personalità.

Avvegnachè, negli ordini pratici del volere e del fare, come ne’ speculativi del pensare e del sapere, e più che mai per entro alla sfera dei rapporti ad interessi economici, tutto metta capo all’iniziativa e responsabilità individuale; al valore intrinseco dell’uomo, operi esso da solo o comunque associato, singolarmente o per classi; all’energia, insomma, di  uesta mònade elementare, donde in ultimo risulta anche l’energia integrale del sistema.

Si è fatta colpa agli economisti, specie d’altro tempo (colpa d’altronde scusabile quale resistenza o protesta contro eccessi dispotici ed arbitrarie ingerenze del Potere) di non aver reso giustizia allo Stato, ravvisandolo quasi un ùlcera (è stata talvolta, sgraziatamente, la parola!), un male, sia pure inevitabile; e come tale da ridursi al minimo possibilmente del suo intervento e della sua azione.

Oggi siamo anche su ciò meglio edotti, se non altro in via di dottrina, e da parte dei più fra i cultori in genere delle discipline sociali; per quanto pur ferva sempre la disputa fra i due estremi: e, cioè, fra l’Individualismo assoluto, con quel Nichilismo amministrativo che lo Huxley rimproverava allo Spencer, e l’Assolutismo legislativo da costui combattuto; per non fare altri nomi e riferimenti.

Resta ad ogni modo per me che lo Stato, ordinamento giuridico, a tutti i gradi, della società; istituto altrettanto naturale quanto la società stessa (intesa fra certi limiti di territorio e di popolo, che son quelli della nazione); legittimo rappresentante de’ suoi interessi collettivi, senz’essere esso medesimo la società tuttaquanta; a volte avversato, o viceversa esaltato e piaggiato di troppo; se non è dunque una piaga, nè un genio malefico che s’imponga per una penosa necessità, non è poi neanche un Nume panteistico, una Provvidenza universale incarnata, il giudice e l’ausiliatore obbligato d’ogni impresa e il tutore d’ogni incapacità, il vindice e l’espiatore responsabile d’ogni errore, il coordinatore lui solo d’ogni interesse e il su-