Vai al contenuto

Pagina:L'edera (romanzo).djvu/164

Da Wikisource.
162 l’edera


— Cosa c'è, Annesa? Mamma...

Annesa ricominciava ad aver paura, ma oramai aveva piena coscienza di ciò che aveva fatto, di ciò che poteva accadere, e si dominava energicamente. Cercò di far tacere Rosa, rispose a Paulu:

— Scenda subito: chiami i nonni. Zio Zua è morto.

Subito Paulu si vestì e corse da don Simone che picchiava sempre forti colpi sul pavimento per far tacere la bambina.

— Sta zitta; vado giù e torno subito. Zio Zua sta male, ha mal di pancia: vado a dargli la medicina. Non muoverti... — disse Annesa; ma Rosa aveva sentito le parole della nonna, e ripeteva singhiozzando:

— È morto senza sacramenti... È morto: che dirà la gente?.. Tu non hai chiamato...

— Ma sta zitta! — gridò Annesa, irritandosi. — Se ti muovi guaj a te.

E corse fuori, giù per le scale, sempre più turbata, ma sempre più decisa a non tradirsi. Dall’uscio vide donna Rachele curva sulla vittima, della quale aveva sollevato il capo e scuoteva le braccia.

— Nulla, nulla! È morto davvero! Ma come è stato, Annesa? Dio, Signore mio, che dirà la gente?

Ella si avvicinò, e provò un senso di sollievo, sembrandole che il morto avesse cambiato fisionomia, cessando di ridere e di mostrare i denti.

— Prenderà un malanno a star così scalza! — ella disse a donna Rachele, respingendola. — È