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l’edera 221


— Se sarò condannata...

— Aspetta ancora! Aspetta ancora! — egli disse, con impazienza, sollevando la mano fasciata. — C’è tempo! Forse le cose andranno meglio del come pensiamo. Pensa intanto all’anima tua.

Ed egli continuò a parlare, ripetendo che la vita è breve e piena d’inganni, e che la nostra sola felicità consiste nel credere ad un’altra vita eterna, ad un mondo ove tutto è vero, tutto è puro, e dove la giustizia è diffusa come l’aria intorno alla terra: ma Annesa, oramai, non aveva più bisogno di ascoltare sermoni: una voce interna le mormorava parole di conforto e le indicava la via da tenere.

Egli le disse:

— Perchè la tua presenza non provochi inutili chiacchiere, tornerai al paese stassera, chè nessuno ti veda. Verrai a casa mia, e combineremo il da farsi. Intanto io celebrerò qui la messa secondo la tua intenzione. Ho portato con me la particola.

Chiamarono zio Castigu, che aveva in consegna la chiave della chiesetta, e aprirono. Il sole non era spuntato ancora, ma l’oriente brillava già, tutto d’oro rosso, e questa vivida luce d’aurora penetrava dal finestrino della chiesetta e indorava le pareti polverose. Tutto era umile e dolce in quella chiesetta solitaria: la Madonnina, dall’abito giallo scolorito, col suo bambino paffuto e sonnolento, pareva una piccola madre mendicante che si fosse ritirata in quell’eremo per cibarsi di ghiande e