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no, Annesa. Se Dio esistesse — egli riprese — non permetterebbe che nel mondo accadessero certe cose. A parte la solita storia dei ricchi e dei poveri che nascono tali senza averne merito o colpa, ci sono tante altre ingiustizie nel mondo! Tu, per esempio... perchè sei senza padre e senza madre, perchè non sai neppure chi sei? Vedi, se io volessi sposarti non potrei...

Annesa impallidì, sebbene non avesse mai pensato, neppure in sogno, di sposare il figlio dei suoi benefattori.

Poi gli anni passarono. Un giorno in casa Decherchi accadde una cosa spaventosa. Il padre di don Paulu cadde nel cortile, come se avesse inciampato, e non si sollevò più. Le sue ultime parole furono rivolte alla moglie:

— Rachele, ti raccomando quel fanciullo.

E Gantine, il ragazzetto che la voce pubblica diceva figlio del morto, fu preso in casa come servetto. Gli altri servi, siccome Gantine era quasi ancora un bambino e non era neppure buono a scorticare un agnello, lo maltrattavano e lo deridevano; egli si lagnava con donna Rachele.

— Figliolino di Dio, — gli diceva la santa vedova — abbi pazienza. Di’ loro che crescerai e diventerai più abile di loro.

E zio Cosimu Damianu, il padre di donna Rachele, aggiungeva:

— Figlio di Sant’Antonio, di’ loro così:

Frati vanno e frati vengono
e il convento fermo resta;