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Ma zio Castigu non smetteva di lodare la famiglia «più nobile del mondo». Anche Annesa godeva tutta l’ammirazione e la confidenza di zio Castigu. Una volta egli le confidò di essere innamorato di una bella e ricca fanciulla del paese, e la pregò di un favore:

— Voglio mandarle una lettera: scrivemela tu, pili brunda: perchè ridi?

— Perchè io non so scrivere lettere!

— Non importa: non sei un avvocato tu! Basta che tu scriva così: «Maria Pasquala, anima mia, ti amo e se tu mi vuoi ti metterò entro una nicchia». Va, Annesa, fammi questo piacere: per scrivere la lettera ti porterò un foglio di carta di amore che potrebbe essere mandato anche alla Corte reale.

Annesa promise di scrivere la lettera, e zio Castigu portò la famosa carta di amore ch’era poi uno di quei foglietti di carta traforati e adorni di un cuore ferito, usati dagli studentelli per le loro prime dichiarazioni amorose.

Ma la dichiarazione non ebbe l’esito desiderato; anzi un fratello di Maria Pasquala, un giorno, vedendo zio Castigu passare davanti a casa sua, lo rincorse col pungolo, e il pastore fuggì «come un cane a cui siasi messo il fuoco sul muso».

Un giorno zio Castigu invitò al suo ovile i suoi amici e i suoi ex-padroni. Zio Cosimu Damianu, Paulu e Annesa accettarono l’invito. L’ovile era quasi in cima al monte Santu Juanne, una specie di prealpe al di là della quale il Gen-