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t’altro! È simile all’alveare; brutto di apparenza, ma colmo di miele. Mi ha promesso d’intercedere ancora per noi presso zio Zua. Verrà oggi da noi; non essere sgarbata con lui, ti prego. Se poi non si riesce a nulla con zio Zua, fra giorni io vado al paese di Ballore Spanti. Egli mi ha promesso di presentarmi ad una sua parente, sorella del rettore del suo paese; una vecchia denarosa che forse mi presterà qualche migliajo di lire. Vuoi bere un liquore, Annesa?

— Ah, speriamo dunque — ella disse, sospirando. — Dov’è ora il tuo amico?

— Non so: ha promesso di venire a raggiungermi qui, — rispose Paulu, guardando intorno per la spianata.

Intanto s’erano avvicinati al banco dei venditore di torroni.

Gli uomini, dopo essere stati in chiesa, si affollavano di nuovo intorno ai liquoristi: e non si contentavano di un solo bicchierino, ma compravano intere bottiglie di liquore che sorbivano, in compagnia degli amici e degli ospiti, fino all’ultima goccia. Quegli uomini vestiti di pelli, dai lunghi capelli unti, alti e rudi come uomini primitivi appeua sbucati dalle foreste della montagna, erano avidi di bevande alcooliche e dolci, e si leccavano le labbra con voluttà infantile.

Annesa accettò da Paulu un bicchierino di menta. Accorgendosi d’essere osservata da un gruppo di amici di Gantine, si mostrava triste e compassata, come del resto lo erano tutte le donne