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blica azienda; al più intelligente ed efficace sindacato che si attende in ogni rapporto dalla pubblica opinione: intento codesto pure eminentemente pratico, se alcuno ve n’ha.
Ciò posto adunque, e di conformità alle pratiche ed agli studî che vi ho or ora citato, ci si potrebbe andare per triplice via.
Si può, in primo luogo, ideare una scuola o facoltà politico-amministrativa completamente autonoma, ossia che faccia corpo da sè per gli insegnamenti e i sussidî di cui abbisogna.
Oppure, non volendo scindere l’unità organica delle discipline giuridiche e politiche (unità, che col naturale progresso degli ordini scientifici e pratici, nonchè allentarsi, tende anzi ad afforzarsi di più in più), nè moltiplicare gli istituti indipendenti, con soverchio dispendio pecuniario di forze insegnanti, si potrebbe distinguere semplicemente per ordine di studi, con un concetto analogo a quello nostrale del 1862, creando un apposito diploma politico-amministrativo, al quale si attribuirebbe un certo valore per la ammissione ai pubblici ufficî.
Ritenuta, in via di massima (e come già portano i nostri regolamenti), la facoltà negli alunni di regolare, fra certi limiti, l’ordine dei loro studi, la cosa non presenterebbe notevoli difficoltà; e i più volonterosi fra essi potrebbero anche aspirare contemporaneamente ai due diplomi, il giuridico e il politico-amministrativo, atteso naturalmente i molti studi che rimarrebbero in comune.
Non disputo del merito di tale concetto; solo vi accenno, anche in ossequio all’opinione di chi stimasse che il tema si meriti ad ogni modo di essere nuovamente ripreso e considerato, potendosi in oggi far meglio, ed