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l'ombra del passato 105

L’ometto ricordò che Jusfin, pochi giorni prima, aveva detto al cordaio che il palazzo e il parco dovevano andare all’asta. Jusfin era molto abbattuto e triste, in quei giorni. Il suo ultimo padrone, Carlino Dargenti, era gravemente ammalato, in una città lontana.

Nissa, mi pare.

— Nizza: è una città della Francia, — corresse Adone.

Sì, Carlino Dargenti era gravemente malato: il zolfanellajo si ricordava benissimo di questo giovine bello e spensierato, che una volta aveva portato la sua sposa a Casalino. Dopo non si erano veduti più. La sposa, molto più vecchia di lui, era morta qualche anno prima.

— Ah, ecco, deve essere la suocera, che compra il palazzo. Jusfin dice che è una signora molto vecchia, quasi cieca, quasi sorda, quasi...

— Quasi morta, allora! — disse la zolfanellaja.

Appagata alquanto la sua curiosità, Adone parlò degli avvenimenti della giornata. Riferì le questioni avute con Marco.

— Gli ho detto che Davide è bello, che ha i capelli lunghi, gli occhi belli. Non è vero?

— Belli, belli! — esclamò la matrigna, convinta.

— Lui rideva, quell’asino di Marco! Dice che il suo zio tenente è più bello. Che roba! Che dite voi, Nin?

Il zolfanellajo tossì, fece una smorfia, ma non rispose. La donna, invece, ricordò i discorsi di Davide, a proposito di militari. Un tenente? Ella