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VIII.
Albeggiava appena quando egli attraversò Casalmaggiore. Il chiarore della luna al tramonto si fondeva con la luce azzurrognola dell’alba, e un velo leggerissimo di nebbia fluttuava sulla città addormentata. Adone credeva di aver già fatto un buon tratto di strada verso Milano, e nonostante il dolore d’aver abbandonato il paese natìo senza neppure salutare la mamma e il fratello malato, si sentiva vispo come un uccello.
Non aveva fretta: era certo che Pirloccia e la zia non avrebbero mandato a cercarlo.
— Egli mi ha detto fin da ieri di andarmene via: sì, me ne vado. Appena arriverò scriverò una lettera alla mia mamma.
Egli s’inteneriva pensando a questa lettera. Povera mamma! Ella piangerà, ora, ma più tardi darà ragione al suo disgraziato figliuolino, quando egli, diventato grande e forte, ritornerà in paese e farà il maestro di scuola e guadagnerà molti denari.
Cammina, cammina: nella strada che conduce a San Giovanni in Croce, egli vide avanzarsi ra-