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188 l'ombra del passato


Ma ecco, mentr’ella s’avvicinava al canterano, l’uscio s’apri e la figura bizzarra della vecchia Suppèi vi si disegnò come in un quadro pieno di luce.

La voce maschia tonò: il bastone s’agitò in aria.

— Puttini, che fate? Che c’è? Che c’è?

— Niente, niente, nonna! — gridò Caterina, riaffacciandosi alla finestra.

— Niente? Ti darò io ora il niente. È un bel po’ che osservo. Che significano tutti questi misteri? Perchè andate e venite sempre assieme? Mi han detto...

— Ebbene, che vi hanno detto? — gridò allora Adone, sporgendo’la testa dalla finestra, rosso di collera. — Facciamo del male forse? Che siamo stati a rubare?

— Insomma! — disse la vecchia, correndo verso la finestra. — Siete due birichini, viscere, due discoli, questo lo sappiamo! Che ordite in segreto qualche cosa, lo sappiamo anche! Non si viene apposta da Casalino a Casale, senza uno scopo!

— Bè, finitela! — gridò Caterina, con una certa prepotenza. — Ecco che cosa è! Glielo dico, Adone?

Egli acconsentì e Caterina raccontò l’affare del vestito. Allora la vecchia cambiò fisonomia: non inveì più contro i due ragazzi, ma col bastone minacciò qualcuno che non si vedeva. Chi? la moglie del tintore o la zia di Adone?